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I Tuareg, gli Uomini Blu.

I Tuareg, gli Uomini Blu.

Popolo di natura prevalentemente nomade, i Tuareg sono considerati gli unici abitanti della regione interna del Sahara. Percorrono senza sosta un’area di un milione di chilometri quadrati di sabbia e di rocce, da una sorgente d'acqua ad un'altra, alla ricerca di magri pascoli per il bestiame. Il nome Tuareg, al singolare Targhi, è stato dato loro dagli arabi e sta a significare “gli abbandonati da Dio” per via della loro opposizione alla dottrina di Maometto. Discendenti dei berberi, hanno mantenuto inalterata o quasi la purezza della loro stirpe, rimanendo fedeli a tradizioni e culture vecchie di secoli. La loro storia è costellata da innumerevoli battaglie per il predominio nelle oasi sahariane, e la loro autodeterminazione li ha costretti a subire molte rappresaglie per convincerli a sottomettersi al governo centrale. Ma non si può pensare di sottomettere questi “figli del vento” la cui vita è legata indissolubilmente ai ritmi della terra, il cui spirito vaga come un granello di sabbia portato dalle correnti. Sono chiamati “Uomini blu” perché si vestono di abiti di lana di colore blu, che a poco a poco tinge la loro pelle. Questo loro vestito si chiama “burnus” è molto ampio e li copre interamente per ripararli dal caldo secco del giorno, dal freddo pungente della notte e dalle tempeste di sabbia. Se non fossero vestiti così morirebbero in pochi minuti, per la disidratazione di giorno e per il gelo la notte. Il “taghelmoust”, simbolo dell’identità Tuareg, è un velo tinto con l’indaco e lungo fino a sette/otto metri, che viene arrotolato attorno alla testa fino a coprire il volto. Non ha tanto funzioni estetiche quanto pratiche, poiché serve per ripararsi dal vento, dal sole e dalla sabbia del deserto. Nonostante le abitudini nomadi, i Tuareg hanno luoghi di raduno tradizionali. Soltanto il colore delle tende distingue le varie tribù, legate fra loro da un complesso sistema di alleanze locali.
Tè alla menta
Tè alla menta

I Tuareg sono soliti condividere con i loro ospiti una delle loro usanze religiose, per augurare buona fortuna ai viaggiatori che li hanno incontrati: la cerimonia del tè, conosciuta anche come il “tè nel (o del) deserto”. La preparazione del tè rappresenta un modo per elevare lo spirito e meditare: il suono del ribollire dell’acqua calma l’animo e rinfresca la mente. Il tè viene poi preparato tre volte, ogni volta seguendo una ricetta e una preparazione diverse: la prima bollitura, piena di tè verde amaro e forte, è conosciuta come il “tè della morte”; la seconda bollitura è composta da tè più dolce ma dal retrogusto amaro, ed è chiamata “tè della vita”, ed infine la terza bollitura è preparata con tè molto dolce, dal gusto intenso e inebriante, il “tè dell'amore”, cui vengono eventualmente aggiunte foglie di menta. L’atto di versare il tè è un rito nel rito: l’infuso viene lasciato cadere dall’alto in un bicchiere per creare la schiuma, che rende il tè delicato e spumoso. “Un tè senza schiuma è come un Tuareg senza turbante.” - proverbio Tuareg.