Spedizione gratuita per ordini superiori a 59,00 €

  • Home
  • Teatelling.
  • A “Sud delle Nuvole”, tra il riso rosso e il Pu’er artigianale.

A “Sud delle Nuvole”, tra il riso rosso e il Pu’er artigianale.

A “Sud delle Nuvole”, tra il riso rosso e il Pu’er artigianale.

Una passeggiata tra le umide nuvole di Honghe Hani dove anche le fotografie del panorama sembrano fatte con un velo davanti all’obiettivo. Davanti ai nostri occhi gradinate infinite coltivate a riso rosso.

Sulle sponde meridionali del fiume Hong, nel terreno montuoso del sud dello Yunnan, le terrazze del riso Honghe Hani scendono a cascata lungo i pendii imponenti delle montagne Ailao.

Il popolo Hani, emigrato qui 1300 anni fa, ha creato dalla fitta foresta un sistema straordinariamente complesso di terrazze di riso, e il dislivello è l’alleato migliore per un ingegnoso flusso di irrigazione naturale che genera un panorama senza eguali.

Il paesaggio è un tessuto incredibilmente armonioso di foreste, opere di approvvigionamento idrico, terrazze e case ancora in terra battuta, in cui l’antica ruralità dello Yunnan sembra immutata, come se il tempo si fosse addormentato.

Le foreste in cima alla montagna catturano l’acqua, fornendo ai terrazzamenti la linfa vitale per l’irrigazione. Esistono quattro tipi di foreste: l'antica foresta di “ricarica dell'acqua”, la foresta sacra, le foreste di consolidamento e le foreste del villaggio, che forniscono legname da costruzione, cibo e legna da ardere.

Una sosta per prendere un po’ di fiato e mi accorgo di essere davanti all’ingresso di una casa da tè locale. Non riesco a trattenermi dall’entrare.

Yunnan
Yunnan

Ancora oggi, il mio ricordo di quell’esperienza è un insieme di colori e forme: un signore vestito con la sua uniforme da lavoro blu, accovacciato a terra tra tele bianche, sta maneggiando forme rotonde tra nuvole di vapore. Devo avvicinarmi per cercare di capire.

Subito mi rendo conto che sto condividendo una quotidianità millenaria, perché i movimenti sono quelli che si ripetono da sempre. Le foglie di tè, piuttosto grandi, passano dalle mani al sacchetto di tela bianca, che viene poi chiuso con un grosso nodo. È a questo punto che entrano in gioco il vapore e un cilindro di pietra pesantissimo, che riconosco come la pressa casalinga necessaria per comprimere il sacchetto di tè e ridurlo a una forma rotonda.

Il mio sguardo si posa quindi su un tavolo ricolmo di queste “teacake”, che si stanno raffreddando ancora avvolte nella tela. Quel nodo, adesso un po’ appiattito, mi svela perché le “teacake” tonde presentano quel loro tipico incavo. Adesso è tutto chiaro, senza nemmeno il bisogno di parlarsi.

Assaporo soddisfatta il mio bicchiere di Pu’er sheng