Spedizione gratuita per ordini superiori a 59,00 €

Orchidee, curry & tè. Oggi come 30 anni fa.

Orchidee, curry & tè. Oggi come 30 anni fa.

I viaggi nell’isola di Ceylon, come continuo a chiamarla, regalano sempre esperienze ricche di stimoli. Colori intensi, confusione folle contrapposta a calma solitaria, il suono del gong, l’odore delle candele, frotte di bambini che vogliono giocare con te e ridono sempre, e naturalmente gli onnipresenti Tuk tuk. Questi microscopici taxi a tre ruote che imperversano ovunque sono i veri protagonisti della vita sull’isola: quando rombano a sciami nel caos del traffico come quando si intrufolano tra giganteschi autoarticolati, bus multicolor e auto modernissime che sfrecciano a tutta velocità, mentre a bordo tu sgrani rosari sentendoti proiettare da un incrocio all’altro come una foglia danzante nel vento.

Sembra una normale sosta per un rifornimento, e invece sono le 5 della sera, l’ora del tè, e vedi l’autista prendere dalla sua borsa un termos e qualche bicchiere. Improvvisamente ti guardi intorno e ti accorgi che sono diversi i Tuk tuk in pausa, che tutti i loro conducenti armeggiano con un termos e una tazza di fortuna, e senza formalità alcuna si bevono il loro sorso di tè.

Abbiamo così capito che in Sri Lanka ogni momento è perfetto per godersi una tazza di tè, e ogni momento è perfetto per un’emozione.

L’ultimo viaggio di lavoro offre lo spunto per così tanti racconti che non saprei da dove cominciare.

Così, forse, è giusto tornare con la memoria al mio primo incontro con questa cultura. Parliamo di 30 anni fa, quando l’isola era poverissima, io ero molto più giovane e incosciente, e mi sentivo forte in compagnia del mio famoso colino. Ero orgogliosa di trovarmi per la prima volta tra il tè che mi piaceva tanto, ma per la prima volta mi trovavo disorientata nel confrontarmi di persona con il disordine, la povertà, la minaccia incombente della guerriglia. Fu un viaggio con Matteo e Maria Rosa a rivelarmi il curry. Considerata la situazione, non si poteva lasciare nulla nel piatto di quel poco che ti portavano, ma a me questo curry così giallo, così forte, così sempre e solo curry non andava proprio giù, e più lo mangiavo e più tutto sapeva di curry, dai bicchieri all’acqua. Persino i vestiti stavano diventando al curry!


per le strade di Colombo in Tuk Tuk …da provare
per le strade di Colombo in Tuk Tuk …da provare

Matteo mi guardava severo ogni giorno di più.

Per fortuna c’erano il mio tè allo zenzero e tanto riso bianco. E per fortuna sono arrivate altre scoperte: lo yogurt di latte di bufala servito con il kitul, uno sciroppo simile alla melassa estratto da una particolare palma, la frutta esotica meravigliosa e i pittu, dolcetti al cocco. Insomma, sono riuscita a sopravvivere, più che bene.

E sono stata conquistata dalla bellezza di un’isola-giardino, “ricoperta” (come mi piaceva dire) di tè e di orchidee e di tutte quelle piante che magari possiamo trovare dal fioraio, ma che solo qui hanno fiori che profumano di buono.

Tre decenni dopo, con Christian, il curry invece lo cerco quanto il tè. E se il tè riempie ogni nostra giornata tra incontri con produttori, aziende e trader, il curry diventa la pausa meritata. Christian si avventura coraggiosamente tra tutte le varianti del piccante che gli propongono, mentre io, declinando cortesemente, vado in cerca del dolce a cui affezionarmi. Vince a pieni voti il watalappan, una crema con uova, latte di cocco e un misto di spezie perfetto per i dolci: cannella, cardamomo e noce moscata.